La scoperta di Machiavelli è che l’esercizio del potere, ossia la politica (internazionale e nazionale, compreso il potere giudiziario), è complotto: inganno, finzione, doppiezza, affarismo, segreti, tradimento, calunnia, ricatto, disinformazione, prevaricazione, propaganda, manipolazione, (contro)spionaggio, killeraggio, terrorismo, controllo, limitazione delle libertà – il tutto nascosto o giustificato con ragioni ideali ed etiche. E ovviamente, la politica è anche vigorosa negazione di essere quello che è, soprattutto quando si vuole legittimare come democrazia: vuole il consenso popolare per legittimare i suoi atti contrari all’interesse popolare, consenso che non otterrebbe se non nascondendo e negando la propria natura e sforzandosi di screditare chi la analizza e descrive nella sua realtà complottista, accusandolo di complottismo. Che cosa sono i rapporti tra magistrati e politici, e tra politici e banchieri, emersi da recenti scandali, se non complotti? E i falsi dati sulla cosiddetta pandemia, attribuiti alla Protezione Civile per giustificare l’eversiva sospensione della Costituzione, che ora emergono anche grazie ad onesti giudici del Tar del Lazio, non rivelano un complotto del governo?
E un Monti o un Attali, che dichiarano che ci vogliono le crisi e le epidemie per far avanzare la Costrizione Europea e la riformattazione della società, non esprimono forse qualcosa di ancora peggiore di un complotto? E che cosa mostra l’analisi storica, per esempio, su come i governi, anche quelli sedicenti democratici, creano le condizioni per gli interventi militari, se non complotti, macchinazioni, sotterfugi, “false flag”? (Qualche esempio conclamato - Usa: guerra contro la Spagna, Prima Guerra Mondiale, guerra contro il Vietnam e contro l’Iraq; Francia, Regno Unito e Israele: Suez 1956). Ancora oggi, secoli dopo Machiavelli, i non addetti si meravigliano e si scandalizzano che un partito politico votato per un suo programma incentrato su determinate cose, una volta in Parlamento cambia ‘opinione’, non le fa, o fa cose opposte, o fa un governo con quelli che aveva promesso di combattere, o non si oppone a che una maggioranza faccia cose opposte e che calpesti la Costituzione e i diritti fondamentali.
E’ molte semplice: per raccogliere voti, il politico di mestiere promette alla sua base elettorale ciò che la base elettorale desidera; poi cambia tutto, una volta che – spesso con grande spesa per la campagna elettorale – sia stato eletto e abbia acquisito lo stipendio da 20.000 euro al mese, viene avvicinato dai lobbisti (gli incaricati della finanza, delle banche, della grande industria, di potenze straniere) che gli promettono altri soldi, solitamente un multiplo dei 20.000, per sostenere gli interessi dei finanzieri, dei banchieri, dei grandi industriali, dei potentati stranieri. Anche il segretario politico si può comperare – costa solo di più. La maggior parte si accorda. Così diventa anche ricattabile per tutta la sua carriera futura. E così, per esempio, le commissioni per le indagini sul malaffare bancario finiscono nell’insabbiamento profondo. Per questo, l’idea del vincolo di mandato, che alcuni vorrebbero introdurre, è una cretinata; la linea di un partito è mercenaria: è quella, che tradisce gli impegni elettorali per soldi, non il singolo parlamentare che cambia vessillo. I partiti odierni, e i mass media odierni, sono la forma aggiornata delle compagnie di ventura rinascimentali: combattono per chi paga meglio.
Ciò avviene non solo con i parlamentari, ma anche con i dirigenti e i superburocrati delle istituzioni (comprese le forze armate e le forze dell’ordine) e con i membri del governo: da qui le cosiddette porte girevoli: il ministro lavora bene per la Goldman Sachs svendendo interessi pubblici, poi la Goldman Sachs lo nomina suo “senior advisor”, poi lo manda di nuovo come ministro o premier a continuare l’opera. Così anche nella sanità pubblica, dove abbiamo visto porte girevoli tra l’Istituto Superiore di Sanità e grandi case farmaceutiche (pensate a Poggiolini, De Lorenzo, e i più recenti casi riguardanti la fornitura allo Stato di preparati venduti come vaccinali ma con ben altri effetti e scopi, a seguito degli accordi politici per fare dell’Italia il paese capofila della ‘vaccinazione’ sperimentale obbligatoria a tappeto). Si mercifica anche la politica e la pubblica amministrazione. E’ logico, è coerente. Basta assoldare chi ha il potere decisionale e di controllo. Dopo il dogma politico che il sovrano sia eletto da Dio, la più grande menzogna politica è che la democrazia esista.
Negli Usa il lavoro di lobbying, cioè comperare i politici, è riconosciuto, legittimato, dichiarato – cioè, il politico dichiara i soldi ricevuti per assecondare certi interessi. In Italia non è riconosciuto e avviene nascostamente, ma forse proprio per questo è più forte e nocivo. Dal caso Palamara e da altri, l’opinione pubblica ha potuto vedere che il lobbismo interessa anche quel settore della politica che, per finzione o abitudine, viene chiamato ‘giustizia’. Tra ricattabilità e corruttibilità, la nostra classe politica e burocratica è disponibile a fare di tutto e a sacrificare, come ha già fatto, la salute pubblica, oltre ovviamente alla legalità e all’ordine pubblico. Per tutte queste ragioni, il cittadino dovrebbe stare in costante allerta contro lo Stato e la pubblica amministrazione, comprese la giustizia e la sanità, ma incominciando dall’informazione pubblica. Ps: a ricordo dei tempi ingenui e più belli, in cui l’intelligence era meno tecnologica e l’evidenza di quanto sopra era meno brutale e tutto si poteva raccontare più letterariamente, vi rinvio a un pregevole pezzo di sentita nostalgia per il buon Cossiga: Paolo Guzzanti scrive su “Il Giornale” di oggi del “Premio Francesco Cossiga per l’intelligence” istituito dalla Società Italiana di Intelligence. Presidente della giuria Gianni Letta, vicepresidenti Giuseppe Cossiga e Mario Caligiuri.
(Marco Della Luna, “Lobbismo, complottismo, opposizione fantasma”, dal blog di Della Luna del 26 luglio 2020).